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Storia ... da Wikipedia
Esistente forse già negli ultimi anni del regno longobardo (774),[2] la chiesa è documentata in maniera sicura solo a partire dall'agosto 866 quando risultano venduti dei beni posti nel territorio della plebe Sancti Juiliano sito Septimo. Situata lungo la via Pisana faceva parte, insieme alla vicina Torre di Settimo, del sistema di controllo del Valdarno a ovest di Firenze.
Presso la chiesa suffraganea di San Salvatore venne fondata all'inizio dell'XI secolo la celebre Badia a Settimo. La fondazione di questo istituto comportò un rovesciamento dei rapporti di forza all'interno del piviere, tanto che da un atto datata 20 novembre 1011 si evince come il dominatore della zona fosse la nuova badia. Una nuova diminuzione dei suoi poteri si ebbe alla metà dello stesso secolo quando anche la badia Fiorentina fece una serie di acquisizione nella zona e in seguito le chiese di San Martino alla Palma e di San Colombano a Settimo divennero delle dipendenze della badia.
Prima del 23 febbraio 1228 la pieve di San Giuliano venne nominata capoluogo del comune di Settimo e ciò portò ad un acuirsi delle tensioni con la badia, tanto da arrivare alla stipula di un compromesso, datato 27 agosto 1231, per regolare il primato sulle chiese suffraganee.
Probabilmente già a quell'epoca presso la pieve risiedeva una comunità di canonici regolari che avevano il compito di officiare e amministrare le 16 chiese suffraganee costituenti il piviere di San Giuliano. Le rendite erano mediocri ma all'inizio del XIV secolo fu beneficiata da diversi lasciti testamentari che ne incrementarono il patrimonio. Dal 1483 il patronato della pieve passò alla famiglia Mannelli che subito iniziarono dei lavori di miglioramento che portarono alla ricostruzione della sacrestia e della casa canonica. Nel 1580 vene costruito l'oratorio della Compagnia.
Tra il 1656 e il 1666 la chiesa venne rinnovata in stile barocco per iniziativa del pievano Bartolomeo Baldini. Vennero costruiti quattro altari (dedicati rispettivamente a Sant'Antonio, al Santissimo Crocifisso, a Santa Lucia e a San Bartolomeo), venne inoltre costruita una cappella dedicata a Santa Maria e in facciata venne realizzato il porticato in stile neoclassico. Altri lavori si ebbero nel 1691 e interessarono la sacrestia; nel 1735 il pievano Tommaso Gambassini fece altri interventi all'interno. Nel 1772 venne acquistato l'organo e il 31 agosto 1797 la chiesa venne nuovamente riconsacrata. Nel 1894 venne sostituito l'organo e nel 1986 fu restaurata la cappella di Santa Maria.
Architettura e patrimonio artistico
La chiesa consiste in una basilica a tre navate, divise da sei campate su pilastri quadrangolari e conclusa con tre absidi. La navata centrale è sopraelevata rispetto alle laterali e la copertura, originariamente era a capriate lignee ma oggi è a volte. È dotata di un campanile ed in origine probabilmente aveva anche una cripta.
Esterno
La facciata a salienti si presenta nella veste conferitole dopo i restauri settecenteschi. È preceduta da un portico e sopra di esso in origine era aperta da un occhio in laterizio, sostituito successivamente da una finestra rettangolare, oggi tamponata; sotto la cuspide è presente lo stemma lapideo dei Mannelli. Il portale di acceso presenta un arco estradossato a tutto sesto in pietra forte: nei piedritti sono visibili due frammenti di una lapide con incise le seguenti parole: + ANNO D[omini]I MCC / LXXX : III [Ind] / TIONE : X[II] / [IA]COBUS AMINI / [STRAT]OR HVIUS PLE. / [FECI T FIERI HOC ÷ [OPU]S : +
Esterno delle absidi
Le fiancate della chiesa non sono visibili perché coperte dai volumi della canonica e della compagnia ma dal piccolo chiostro è parzialmente visibile il cleristorio in origine aperto da monofore, oggi parzialmente sostituite da finestre risalenti al Settecento. Nel chiostro è collocato un sarcofago di epoca romana (II secolo) decorato con putti, festoni e maschere rinvenuto nella vicinanze.
Nella tribuna sono visibili i volumi cilindrici delle absidi originariamente scandite da lesene e concluse da coppie di arcatelle cieche con risega. L'abside centrale è aperta da due monofore strombate con archivolti in pietra serena e in cotto mentre le absidi minori sono aperte da monofore a doppia strombatura con l'archivolto decorato con una ghiera bicroma.
Il campanile è posto nell'angolo nord-est ed è datato 1143. Ha una struttura a base quadrata realizzata con conci di calcare alberese disposti a corsi orizzontali e paralleli; la parte superiore è frutto di un rifacimento più tardo.
Interno[modifica | modifica wikitesto]
Interno
L'interno della pieve, nonostante le aggiunte del XVIII secolo in stile neoclassico, lascia intendere l'originale struttura romanica. Infatti, l'ambiente interno della chiesa è costituito da tre navate separate da archi a tutto sesto poggianti su pilastri rettangolari, cinque per lato, che rivestono le originali colonne. Mentre la navata è priva di divisione in campate ed è coperta con volta a botte lunettata, le due navate laterali sono composte da sei campate ciascuna, ognuna delle quali è coperta con volta a vela.
Sul primo altare a destra è la terracotta detta Madonna dei Fiori, della scuola di Antonio Rossellino. Da qui proviene la tavola del San Giuliano (1423-1425 circa) di Masolino da Panicale facente parte del Trittico Carnesecchi ed oggi conservata al Museo diocesano di Santo Stefano al Ponte di Firenze. Sulla parete destra è murata un'iscrizione sepolcrale che testimonia l'uso cimiteriale di questa pieve: MCCCIIII / DIE XI APRIL / HIC IACET / DNS PLEBANI DU / RABTE F. OLIM CR. / A DI PONDOLI.
Il presbiterio è rialzato di un gradino rispetto al resto della chiesa ed è delimitato da una balaustra in pietra; al centro dell'abside, il cui catino è affrescato con l'Incoronazione della Vergine, vi è l'altare maggiore, in stucco dipinto a finto marmo.